Maggio 14, 2021

Come gestire la perdita di udito di un familiare?

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La perdita di udito è un fatto sì personale ma, più di altre patologie, ha implicazioni relazionali e sociali importanti. A soffrirne non è solo il diretto interessato ma anche chi gli sta attorno. Momenti di frustrazione e tensione tra marito e moglie, tra genitori e figli, o tra nonni e nipoti sono dinamiche molto comuni e diffuse nelle famiglie che affrontano il problema dell’ipoacusia, soprattutto quando questa si manifesta nella terza età. Come vanno gestiti questi momenti? Cosa può fare un familiare per permettere ad un proprio caro di vivere meglio la sua condizione? Ecco qualche consiglio.

 

1. Riconoscere la perdita di udito 

 

Come prima cosa bisogna accorgersi della perdita di udito. Può sembrare una banalità, ma è una delle prime difficoltà che i familiari delle persone ipoacusiche si trovano ad affrontare. Questo vale soprattutto nell’interazione con genitori anziani che faticano a riconoscere o ad ammettere la perdita uditiva. Ma ci sono segnali molto chiari che un familiare dovrebbe notare, ad esempio:

 

  • quando parli con lui/lei devi alzare il volume della tua voce per farti capire;
  • ti chiede spesso di ripetere parole o parti di conversazione, soprattutto se parlate al telefono;
  • fa fatica a comprendere la voce dei bambini;
  • tende ad isolarsi e a non essere partecipe alle conversazioni;
  • tiene il volume del televisore ad un livello più alto del normale;
  • non sente il campanello di casa o lo squillo del telefono. 

 

Tutte queste situazioni sono campanelli di allarme che segnalano l’inizio o l’avanzamento della presbiacusia. La difficoltà a sentire le frequenze acute (voce dei bambini, squillo del telefono, ecc…) come anche l’isolamento sociale sono sintomi e comportamenti caratteristici di un abbassamento dell’udito nella terza età.  

 

2. Mostrare comprensione e immedesimarsi

 

Nelle relazioni interpersonali con un familiare che inizia a sperimentare una perdita di udito, anche se lenta e progressiva, è indispensabile mostrare la propria comprensione ed avere pazienza.

 

Un comportamento da evitare, ad esempio, è irritarsi se bisogna ripetere più e più volte parti di conversazioni o pronunciare in modo più chiaro e lento alcune parole. Prova invece a  cercare il suo sguardo e mostrare il tuo labiale quando parli. L’ipoacusia negli anziani rende particolarmente ostica la distinzione tra alcuni suoni. Le lettere, o meglio i suoni del parlato, che vengono maggiormente confuse sono la “S” e la “F”.

 

Prova inoltre ad immedesimarti nella sua situazione. Come? Con un simulatore di perdita uditiva come questo che ti fa capire, almeno in parte, qual è la sensazione e la percezione ovattata e confusa dei suoni di chi ha una perdita di udito. 

 

3. Superare gli stereotipi legati alla perdita di udito 

 

Un altro utile supporto che puoi dare ad un tuo familiare o persona cara nell’affrontare la sua perdita uditiva è aiutarla a superare lo stigma sociale che accompagna l’ipoacusia e l’uso degli apparecchi

 

Non sentire bene, in alcuni casi, è un deficit paragonabile alla miopia o ad altri disturbi della vista. Portare gli occhiali non è un segno di debolezza o invecchiamento, come non lo è l’uso dell’apparecchio acustico. Grazie alla ricerca scientifica e allo sviluppo tecnologico esistono oggi strumenti e terapie molto efficaci nel trattamento dell’ipoacusia, se diagnosticata e trattata in modo tempestivo. 

 

Anche il timore di indossare apparecchi ingombranti e troppo evidenti è un luogo comune facilmente superabile. La tecnologia in campo audioprotesico negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, rendendo possibile la costruzione di apparecchi sempre più sofisticati e molto piccoli, tanto da non essere notati. Qui trovi un approfondimento su questa tipologia di apparecchi praticamente invisibili. 

 

4. Chiedi il supporto di un audioprotesista

 

Dopo la consapevolezza, dopo aver superato le resistenze, un passo importante da fare è quello di sottoporsi ad un controllo dell’udito. Se convincere il tuo familiare a sottoporsi ad una visita in un centro acustico risultasse problematico, offriti di accompagnarlo e riduci al minimo le sue obiezioni (“non ho tempo”, “non ho voglia”, “non ho un mezzo per andarci” o altre argomentazioni simili). 

 

Alle volte l’intervento di una persona estranea alle dinamiche familiari può essere di aiuto a sanare e risolvere alcune difficoltà di comunicazione. Rivolgiti ad un audioprotesista, figura qualificata non solo dal punto di vista tecnico, ma preparato anche nel darti consigli nella gestione di una persona ipoacusica. 

 

Leggi quest’altro articolo per saperne di più sulla sua figura: “Tecnico audioprotesista: l’alleato del tuo udito”. 

 

Fare un controllo dell’udito non costa nulla, non è invasivo, né doloroso. Ma è assolutamente indispensabile per valutare l’esistenza e l’entità della perdita. Le statistiche ci dicono che dal momento in cui l’ipoacusia si manifesta al momento in cui si decide di trattarla passano in media 7 anni. In questo lasso di tempo la perdita progredisce e peggiora. Prima si interviene più la riabilitazione uditiva ha successo. 

 

Nei centri Acustica Trentina effettuiamo esami dell’udito gratuiti con tecnologie moderne e dottori audioprotesisti qualificati e costantemente aggiornati. Prenota un appuntamento.  

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