Febbraio 6, 2023

Chi era Alfonso Corti, studioso dell’anatomia dell’orecchio interno

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È da poco trascorso il bicentenario della nascita di Alfonso Corti, lo studioso italiano che per primo descrisse alcune parti dell’anatomia dell’orecchio interno contribuendo ad ampliare gli studi dell’apparato uditivo e ad identificare più precisamente le sue microstrutture.

 

Nobile, studioso, ricercatore in tutta Europa: chi era Alfonso Corti

 

Alfonso Corti nasce a Lomellina, vicino all’attuale Pavia, all’inizio del diciannovesimo secolo, da una famiglia nobiliare di marchesi che contava già numerosi medici e scienziati, tra i quali spicca Matteo Corti il medico di Papa Clemente VII.

 

Fin da giovane, Alfonso viene introdotto alla scienza e sviluppa una predilezione per lo studio dell’anatomia. Dopo i primi anni in Italia, prosegue la carriera accademica a Vienna, dove si laurea in medicina nel 1847. Qui inizia a fare ricerca sotto la direzione del professor Josef Hyrtl, autore di uno dei più noti trattati di anatomia umana normale dell’epoca.

 

Pochi anni dopo, nel giugno del 1851, Corti pubblica il primo articolo sull’anatomia dell’orecchio interno, più precisamente sullo studio della coclea, l’organo che ha il compito di tradurre i segnali uditivi in impulsi nervosi diretti al cervello. In questa pubblicazione sono descritte alcune tra le più importanti formazioni cocleari come nessun altro aveva fatto prima di allora. Ad esempio, il Corti identifica morfologicamente la membrana basilare, i pilastri, la galleria, le arcate, la membrana tettoria, le cellule sensoriali ed il ganglio spirale.

 

Corti lavora e fa ricerca nelle più importanti istituzioni accademiche europee ed è tra gli scienziati che avviano lo studio dell’anatomia microscopica e dell’istologia. Il suo lavoro di anatomista prosegue fino al 1854 quando, pochi anni dopo essere rientrato a Torino, smette di fare ricerca. Nonostante l’importante lavoro condotto in campo medico, la sua morte, avvenuta nel 1876, non fa notizia a causa della sua assenza dal mondo scientifico nell’ultimo ventennio della sua vita.

 

Oggi viene ricordato come uno dei principali esponenti dell’anatomia italiana del suo secolo e, in onore delle sue importanti ricerche sull’anatomia dell’orecchio interno, è stato dato il suo nome ad uno degli organi da lui identificati: l’organo del Corti.

 

Anatomia e funzionamento dell’orecchio interno

 

È grazie anche agli studi condotti da pionieri dell’anatomia uditiva, come Alfonso Corti, che oggi siamo giunti ad una conoscenza molto completa e approfondita del funzionamento dell’orecchio interno. 

 

L’orecchio interno è la parte più profonda del nostro apparato uditivo e ha due funzioni principali: trasformare gli stimoli sensoriali uditivi in impulsi elettrici da trasferire al cervello e garantire il senso statico e dinamico dell’equilibrio dell’essere umano.

 

L’anatomia dell’orecchio interno si divide in tre porzioni:

 

  • il labirinto osseo, una cavità scavata nell’osso temporale che protegge le altre strutture interne;
  • l’apparato vestibolare, formato da vestibolo e canali semicircolari, che è deputato al mantenimento dell’equilibrio, per il quale sono fondamentali i cristalli di calcio dispersi nell’endolinfa;
  • la coclea, simile ad una chiocciola, che ha il ruolo di ultimare il processo di percezione dei suoni. All’interno della coclea vi sono tre aree denominate scala vestibolare, scala timpanica e dotto cocleare; è proprio dentro quest’ultimo elemento che si trova l’organo del Corti, chiamato così in onore dell’anatomista lombardo.

 

Cos’è l’organo del Corti?

 

L’organo del Corti è costituito da un raggruppamento di cellule specializzate nella percezione dei suoni perché estremamente sensibili ai rumori. Si tratta di un organo che ha un’importanza fondamentale nel processo uditivo, perché senza la trasformazione delle informazioni acustiche in impulsi nervosi il nostro cervello non avvertirebbe alcun tipo di suono.

 

Il meccanismo di traduzione delle onde acustiche inizia con la vibrazione della finestra rotonda, una membrana in contatto con la cassa timpanica, che innesca un effetto domino: muove la linfa contenuta nella scala vestibolare, poi la membrana basilare e infine le stereociglia che interagiscono con le cellule sensoriali dell’organo del Corti. Queste ultime, muovendosi a contatto con l’endolinfa, producono un impulso nervoso e lo inviano al nervo cocleare che dialoga direttamente con il lobo temporale. A questo punto il nostro cervello può elaborare e interpretare un suono dandogli significato. Ed ecco spiegato l’udito! 

 

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