Dicembre 29, 2020

Ipoacusia da rumore professionale: i mestieri a rischio

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L’ipoacusia da rumore professionale riguarda circa il 40% dei casi di ipoacusia, ed è quella causata dall’esposizione prolungata a rumori forti in contesti lavorativi in grado di provocare un trauma acustico

 

Questo tipo di ipoacusia colpisce simmetricamente entrambe le orecchie e il danno permane anche quando si arresta l’esposizione alla fonte di rumore, ad esempio con l’ingresso nell’età pensionistica. Gli effetti non riguardano solo l’udito, ma anche il decadimento complessivo delle capacità cognitive di chi ha svolto una professione per molti anni in ambienti molto rumorosi. 

 

Tipologie di ipoacusia da rumore professionale 

 

I danni provocati dal rumore professionale possono essere di due tipi in base alla durata di esposizione e all’entità del rumore: 

 

  • si parla di ipoacusia di tipo acuto se questa si realizza a causa di un evento particolarmente intenso e violento, come uno scoppio o un’esplosione. In questi casi si può avere il superamento della soglia di danno immediato pari a 140 dB e il valore della pressione sonora è tale da poter pregiudicare l’integrità fisica dell’apparato uditivo in modo immediato e traumatico; 
  • si parla invece di ipoacusia di tipo cronico quando è frutto di un’esposizione costante e continua ad elevati livelli di rumore, pari o superiore a 80 dB per 8 ore giornaliere. 

 

Il danno all’apparato uditivo ha un certo margine di variabilità, oltre che in base a fattori esterni, anche per le caratteristiche personali, come l’età del soggetto e la presenza di pregresse patologie dell’orecchio. 

 

Professioni più ad alto rischio di ipoacusia da rumore professionale 

 

A livello europeo alcune ricerche hanno evidenziato che i settori lavorativi più ad alto rischio sono l’industria metalmeccanica, l’edilizia, l’industria estrattiva, l’industria del legno e in misura minore anche l’industria tessile e chimica. Dall’analisi di altri dati internazionali, si aggiungono anche il settore dei trasporti, dell’agricoltura e le professioni nell’ambito dell’esercito. 

 

Per quanto riguarda l’Italia, i settori in cui le ipoacusie sono più rappresentate sono quelli delle costruzioni con il 28,2% dei casi e la fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo con il 17,6% dei casi. Nel nostro Paese la professione più colpita è quella dei muratori che svolgono lavorazioni con pietra e mattoni, degli artigiani ed operai addetti nel settore costruzioni e delle altre figure dello stesso comparto.

 

Gli effetti sull’udito ma anche sulla salute 

 

L’esposizione prolungata al rumore non va sottovalutato, in quanto gli effetti sulla salute del lavoratore possono diventare anche molto seri con il progredire degli anni. Il primo effetto è chiaramente la graduale riduzione della capacità uditiva, che nel caso dell’ ipoacusia di tipo cronico non si manifesta immediatamente, ma attraverso un processo lento e poco percepibile.

 

Il primo importante segnale è la difficoltà a percepire suoni acuti fino ad arrivare una difficoltà cronica e irreversibile nell’ascolto delle conversazioni. 

In misura variabile, gli effetti sulla salute da esposizione al rumore possono riguardare anche la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, il sistema nervoso e l’apparato digerente. Uno studio recente ha messo in correlazione l’inquinamento acustico lavorativo con il rischio di decadimento cognitivo in età avanzata, collegato all’insorgere dell’ipoacusia. 

 

Normativa vigente per la riduzione del rischio 

 

Il rumore elevato a cui alcune categorie di lavoratori sono esposti quotidianamente può arrivare a distruggere le cellule ciliate in maniera lenta ma irreversibile, per cui l’orecchio non è più in grado di trasformare le onde sonore in impulsi nervosi e di conseguenza si perde la capacità uditiva. 

 

Per evitare che questo si verifichi, con le relative conseguenze che il danno uditivo comporta, esiste in Italia una normativa specifica. Si tratta del D.lgs 81/08 (attuazione della direttiva europea 2003/10/CE) che definisce l’obbligo di valutazione del rischio da esposizione a rumore da parte del datore di lavoro.  

 

La valutazione avviene tramite l’utilizzo di fonometri professionali che quantificano i livelli di Decibel nell’arco temporale di otto ore lavorative, restituendo valori di fondo e di picco che, una volta confrontati con i valori limite da non superare definiti per legge, danno una chiara indicazione sulla necessità di dover adottare misure di prevenzione e protezione, primo fra tutti l’utilizzo dei Dispositivi Individuali di Protezione (DPI) e un’adeguata formazione sul loro utilizzo. 

 

Se senti la necessità di controllare lo stato del tuo udito o parlare con un nostro audioprotesista, non esitare a contattarci! Acustica Trentina è sempre al tuo fianco.

 

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