Dicembre 14, 2020

Deficit uditivo: la giusta riabilitazione dipende anche da te

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La riabilitazione di un deficit uditivo consiste, nella maggioranza dei casi, nell’utilizzo degli apparecchi acustici, ad eccezione delle perdite più gravi (superiori ai 70 dB) in cui si interviene con l’impianto cocleare.

 

Ma il successo della riabilitazione non è una conseguenza immediata del solo utilizzo dell’apparecchio. Nel processo riabilitativo infatti, intervengono diversi fattori che ne determinano la buona riuscita: scopriamo quali. 

 

Fattori che influenzano la riuscita della riabilitazione

 

Gli apparecchi acustici sono fondamentalmente degli amplificatori in grado di elaborare il suono in modo da sentirlo meglio (eliminazione del deficit uditivo). Ma, in assenza di un percorso riabilitativo più completo, gli apparecchi riducono solo in parte il deficit discriminativo (“fatico a capire”) e quello dell’attenzione selettiva (“non riesco a seguire più persone che parlano”).

 

Questo a prescindere dalla qualità dell’amplificazione, che oggi ha raggiunto standard molto elevati. A corredo di una corretta amplificazione, come dicevamo, è il percorso riabilitativo che fa la differenza. 

 

In uno studio condotto dal dottor Sandro Burdo, Responsabile Scientifico dell’Associazione Italiana Liberi di Sentire Onlus, si individuano i tre principali fattori che influenzano il successo della riabilitazione: fattori uditivi, fattori neuropsicologici e fattori psicosociali.

 

Fattori uditivi 

 

Le ipoacusie che si verificano nella terza età hanno carattere “percettivo cocleare”. La lesione cioè che avviene al livello della coclea implica non solo un deficit uditivo (“sento poco”) ma anche importanti difficoltà discriminative, soprattutto in situazioni rumorose o in conversazioni con più interlocutori.

 

La disfunzione della coclea è causa non solo di una perdita di sensibilità, ma anche di qualità dell’ascolto con conseguenti limitazioni di comprensione. Queste difficoltà, nel caso dell’anziano, vengono troppo spesso mal interpretate, perché si attribuiscono ad una decadenza delle funzioni cognitive associate all’invecchiamento. 

 

Fattori neuropsicologici

 

I fattori neuropsicologici riguardano il rallentamento dei tempi di reazione allo stimolo, la diminuzione delle capacità di apprendimento e la minor efficienza della memoria, specialmente quella a breve termine. Questi fattori influenzano in modo significativo l’esito della protesizzazione acustica. 

 

A tutto ciò si somma anche la riduzione della cosiddetta “ridondanza intrinseca”, cioè la capacità dell’individuo di interpretare un messaggio in assenza di tutti quegli attributi che ne facilitano la comprensione (ripetizioni, enfasi, intonazione…). 

 

Quando una comunicazione non è sufficientemente ridondante per essere chiaramente interpretata, ecco che l’ipoacusico cerca di aumentare la “ridondanza estrinseca” del messaggio stesso, cioè quella che dipende dall’interlocutore (“per favore, puoi ripetere?”). 

 

La riabilitazione uditiva deve tenere conto anche di questi aspetti ed educare il paziente all’interazione con l’interlocutore in modo da aumentare quella che abbiamo descritto come  la ridondanza estrinseca del messaggio verbale. 

 

Fattori psicologici e sociali

 

Ricorrere all’utilizzo dell’apparecchio e sottoporsi a un trattamento di riabilitazione dell’udito sono scelte che non sempre vengono accettate di buon grado. Questo avviene per una serie di motivi legati sia alla personalità dell’anziano che al contesto familiare e sociale in cui è inserito.

 

Nei casi in cui il ricorso all’apparecchio è indotto dalla pressione familiare, il rischio di insuccesso della riabilitazione è molto alto, così come il rischio che l’apparecchio finisca per essere “dimenticato nel cassetto”. La proposta del trattamento, inoltre, può essere causa di ansia e accentuare stati emotivi negativi, dovuti sia alla negazione iniziale del problema che alla resistenza ai cambiamenti, che spesso si riscontra nei soggetti anziani. 

 

Affinché l’apparecchio acustico venga utilizzato correttamente e abbia la sua efficacia, è indispensabile che il paziente prenda piena consapevolezza del suo deficit. 

 

“Ma io non mi trovo bene con l’apparecchio acustico” 

 

Se un anziano dopo aver provato un apparecchio acustico ne è rimasto deluso, questo può dipendere da diversi motivi: l’apparecchio prescritto non è quello corretto alle sue esigenze di ascolto, l’apparecchio non è regolato bene, non è stato fornito un adeguato accompagnamento e training riabilitativo, scarsa motivazione e partecipazione al percorso di riabilitazione da parte del paziente.

 

Quest’ultima è la causa più frequente di insuccesso terapeutico. Come abbiamo visto, l’apparecchio risolve una parte del deficit uditivo e richiede consapevolezza e gestione del dispositivo. Il paziente poco motivato difficilmente avrà cura dei suoi apparecchi perché non ne riconosce l’utilità. 

 

Anche l’assenza dell’attività di counseling è causa di insuccesso della terapia. La prescrizione dell’apparecchio acustico va infatti necessariamente affiancata da un programma riabilitativo che preveda informazioni sul corretto uso del dispositivo e sulla sua manutenzione e l’insegnamento di strategie per facilitare l’ascolto.

 

In Acustica Trentina, trattiamo ogni deficit uditivo in tutti i suoi aspetti perché sappiamo bene che la riabilitazione dell’udito non si esaurisce con l’uso dell’apparecchio, ma richiede una visione più ampia e completa dei bisogni di ciascuno. 

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